5. Napoleone conquista l'Europa
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Napoleone aveva sposato in prime nozze Giuseppina Beauharnais, da cui però non aveva avuto figli. Nella necessità di avere un erede, divorziò da lei e, nell’aprile del 1810, sposò Maria Luisa d’Asburgo, figlia dell’imperatore d’Austria Francesco I. Un anno dopo le nozze nacque il primo figlio, chiamato anch’egli Napoleone.
Fratelli e sorelle di Napoleone erano negli anni stati insigniti di titoli e onori regali. Tre dei suoi fratelli erano diventati sovrani: Giuseppe a Napoli prima e poi a Madrid, Girolamo in Westfalia, Luigi in Olanda. Fra le sorelle: Paolina era duchessa di Guastalla, Elisa principessa di Lucca, Carolina (moglie di Murat) regina di Napoli.
Con le armate rivoluzionarie francesi e con l’esperienza napoleonica, i princìpi del 1789 si erano diffusi in Belgio, Olanda, Svizzera e, soprattutto, in Italia. Si era trattato tuttavia di situazioni in cui le richieste democratiche non erano venute dalla voce attiva dei vari popoli: erano stati gli eserciti a portare nelle terre di conquista quegli ideali.
Le guerre di liberazione si erano però trasformate in guerre di occupazione, che avevano calpestato la sovranità nazionale degli Stati. Per questo motivo gli ideali dell’89 non avevano trovato – in quegli anni – un reale consenso tra la popolazione, anzi, si erano susseguite violente sollevazioni popolari contro le truppe francesi.
Questa commistione, sotto le insegne della Francia napoleonica, tra ideali nati sotto la rivoluzione e tendenze egemoniche fornì, dunque, argomenti sia ai movimenti reazionari, cioè contrari a qualunque rinnovamento della società, sia ai regimi tradizionali, che sostenevano la monarchia esistente, talvolta anche con l’appoggio delle popolazioni contadine, contrarie alla posizione antireligiosa nata in seno alla rivoluzione francese.
Ciò nonostante, i grandi princìpi dell’89 e le innovazioni istituzionali e amministrative introdotte da Napoleone incisero profondamente nella cultura e nella società europee tanto da rimanere un punto di riferimento fondamentale.
Nei mesi successivi, l’imperatore studiò un piano efficace per invadere la Gran Bretagna, concentrando in Normandia una grande armata pronta ad attaccare. La Gran Bretagna rispose alla minaccia organizzando, nel 1805, la terza coalizione antifrancese con Austria, Russia, Regno di Napoli e Svezia.
Lo scontro fra le armate napoleoniche e quelle della coalizione fu deciso da due sole battaglie, una combattuta sul mare e una a terra:
• nella prima, la flotta francese e quella alleata della Spagna furono distrutte al largo del capo Trafalgar, vicino allo stretto di Gibilterra, dalle navi inglesi comandate dall’ammiraglio Nelson, che in quella battaglia perse la vita;
• la seconda si svolse ad Austerlitz, in Moravia, una regione dell’attuale Repubblica Ceca. Qui, grazie al genio militare di Napoleone, che pochi giorni prima era entrato vittorioso a Vienna, le truppe austro-russe furono annientate.
L’Austria decise allora di uscire dalla coalizione e cedette all’Italia napoleonica il Veneto, l’Istria e la Dalmazia, oltre a perdere ogni influenza sull’area germanica. A seguito di ciò, nel 1806 Napoleone fondò la Confederazione del Reno, con gli Stati vassalli di area germanica, allo scopo di salvaguardare i confini orientali dell’impero: dopo otto secoli il Sacro romano impero cessava definitivamente di esistere. Intanto, le armate francesi occupavano anche il Regno di Napoli: qui Napoleone insediò sul trono suo fratello maggiore, Giuseppe Bonaparte.
Si formò allora una quarta coalizione antifrancese, tra Prussia, Gran Bretagna, Russia e Svezia. Anche questa volta l’esercito della coalizione fu annientato in poche settimane e Napoleone entrò trionfante a Berlino. Inaspettatamente, però, nel 1807 le campagne militari si interruppero, a seguito di un accordo tra Napoleone e lo zar Alessandro I: essi stabilirono che la parte occidentale dell’Europa sarebbe rimasta sotto l’influenza napoleonica, mentre quella orientale sotto il controllo della Russia, a cui Napoleone promise l’appoggio delle sue armate per espandersi verso l’Impero ottomano e la Finlandia. A seguito di ciò, la Prussia perse i suoi territori polacchi, che andarono a formare da una parte il Granducato di Varsavia, dall’altro il Regno di Westfalia (sul cui trono Napoleone mise il fratello Girolamo Bonaparte), entrambi alleati della Francia.
Rimaneva da battere la Gran Bretagna. E dal momento che Napoleone non era riuscito a vincerla per mare, decise di piegarla vietando che le merci inglesi fossero vendute nei territori europei alleati o vassalli della Francia. Nei piani di Napoleone l’arresto delle esportazioni avrebbe sconvolto l’economia inglese provocando una crisi sociale, che avrebbe costretto la nemica ad accettare le condizioni di pace della Francia.
Fu innanzitutto questa esigenza a spingere Napoleone, nel 1806, a trasformare la Repubblica Batava in Regno d’Olanda e ad affidarla al fratello Luigi Bonaparte: nessuna merce sarebbe potuta giungere nel continente dal mare del Nord, come già avveniva nel Mediterraneo, dove la Francia controllava l’Italia e le coste croate.
Per lo stesso motivo, approfittando dei contrasti politici interni alla Spagna, Napoleone fece abdicare il re a favore del fratello Giuseppe Bonaparte, che lasciò il trono di Napoli per Madrid (1808). Al suo posto fu insediato uno dei più fedeli generali di Bonaparte: Gioacchino Murat.
In Spagna, però, l’occupazione francese scatenò una guerra per la difesa dell’indipendenza nazionale. Questa circostanza indusse l’Austria e la Gran Bretagna a unirsi, nel 1809, in una nuova coalizione (la quinta) antifrancese. Ma ancora una volta la grande armata napoleonica sconfisse l’esercito austriaco: il trattato di pace comportò per l’Austria la perdita di altri territori a favore della Francia.
Tra il 1809 e il 1812 Napoleone era dunque all’apice della sua potenza. Persino la Svezia era entrata nell’orbita francese, dopo che nel 1810 Napoleone aveva posto sul trono il generale francese Bernadotte. Solo il Portogallo e la Sicilia erano controllati dalle truppe inglesi.
Nonostante l’enorme potere, l’Impero napoleonico era fragile: l’Inghilterra restava in armi, la Spagna e l’Austria recalcitravano, la Russia mal sopportava il blocco continentale che le impediva l’esportazione di grano e legnami.
Pertanto Napoleone decise di preparare una nuova campagna militare, che avrebbe avuto lo scopo di costringere lo zar al rispetto delle norme stabilite per il blocco continentale. Nel giugno del 1812 l’esercito napoleonico, la Grande Armata, composto da più di 650.000 soldati, puntò dritto su Mosca. Sei mesi dopo, fecero ritorno solo 100.000 uomini.
A causare un simile disastro non fu il fuoco delle armi russe – i Russi infatti si sottrassero di volta in volta al combattimento –, ma soprattutto la fame e il freddo.
Quando i Francesi giunsero, stremati, a Mosca, la città era stata abbandonata e incendiata dall’esercito russo, proprio per impedire all’armata napoleonica di avere nuovi approvvigionamenti. Napoleone si vide pertanto costretto a ordinare la ritirata. Ma a quel punto l’esercito russo attaccò, infliggendo terribili perdite alla Grande Armata. Il resto lo fece l’inverno, con le uniformi destinate a una campagna estiva e il cibo ridotto alla carne di cavallo.
Intanto, in Spagna l’esercito francese veniva spinto al di là dei Pirenei, e la Gran Bretagna organizzava una sesta coalizione, cui aderirono Prussia, Austria, Svezia e Russia.
Lo scontro decisivo avvenne a Lipsia, in Sassonia, nel 1813. L’esercito francese subì una grave sconfitta: fu la fine dell’Impero napoleonico.
Liberati tutti i Paesi occupati o annessi alla Francia, le armate della coalizione entrarono a Parigi nel marzo del 1814.
A Napoleone, costretto ad abdicare e a chiedere la pace, venne concesso di ritirarsi nell’isola d’Elba.
In Francia venne restaurata la monarchia: al trono salì Luigi XVIII, fratello di Luigi XVI, il re ghigliottinato durante la rivoluzione.
Tuttavia nel febbraio del 1815, mentre i sovrani vincitori si accingevano a dare un nuovo assetto all’Europa, riuniti in un congresso a Vienna, Napoleone fuggì dall’isola con un migliaio di uomini che gli erano rimasti fedeli.
Giunto a Parigi, costrinse il re a lasciare la città, dando inizio ai cento giorni del suo sogno di riscossa.
L’Europa, però, non stette a guardare e si unì in una settima coalizione.
Lo scontro avvenne il 18 giugno del 1815 a Waterloo, in Belgio: con questa battaglia – costata ai Francesi più di 40.000 uomini, agli Inglesi 15.000 e ai Prussiani 7.000 – si concluse definitivamente l’avventura napoleonica.
Luigi XVIII tornò sul trono di Francia, mentre Napoleone fu esiliato a Sant’Elena, un’isoletta dell’oceano Atlantico.
Da lì non poté più scappare. Morì sei anni dopo, il 5 maggio 1821.